L’urlo di Munch: storia e significato di uno dei quadri più famosi al mondo (2024)

«I miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura…E sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura». Edvard Munch descrive così, ai tempi, le sensazioni che lo spingono a dar vita al quadro “L’Urlo”. Seppur motivata da una profonda angoscia personale, questa opera è riuscita ad attraversare i secoli e la storia dell’arte.

Se si dovesse stilare un’ipotetica lista dei quadri più evocativi e conosciuti al mondo L’urlo di Edvard Munch sarebbe sicuramente tra questi. Skrik, questo il titolo originale dell’opera, conta quattro versioni del medesimo e celebre soggetto: una figura che, urlando, trasmette angoscia e agonia mentre il mondo intorno a lui si deforma e diventa partecipe dei propri distruttivi sentimenti. Realizzata nelle sue diverse elaborazioni a cavallo tra il 1893 e il 1910, l’opera si configura come una delle più vivide icone culturali aventi come soggetto il malessere dell’Uomo.

L’urlo di Munch: storia e stile del quadro

La storia dell’urlo di Munch si lega intrinsecamente a quella del suo autore. Edvard Munch, vissuto a cavallo tra il 1863 e il 1944, si è contraddistinto anche presso i posteri per un persistente malessere che lo accompagnò per gran parte della sua turbolenta vita. Un forte dramma esistenziale acuito anche dai numerosi lutti familiari che il pittore tradusse in diversi quadri atti a trasmettere i suoi sentimenti più oscuri e reconditi: di questa poetica l’urlo è il massimo simbolo e veicolo.

La genesi de L’urlo

È importante infatti specificare che L’urlo ha un’origine fortemente autobiografica, sia per quanto riguarda l’evento dietro esso ritratto sia per le emozioni veicolate. Lo stesso Edvard Munch ha raccontato nel suo diario la genesi di quest’opera: durante una passeggiata con amici nei pressi di Kristiania il pittore si sente colpito dal momento in cui il sole tramonta immergendosi nel mare. Munch viene assalito dalla tremenda percezione che il cielo arrossato sia pieno di nuvole cariche di sangue e, mentre i suoi amici diventano pallide sagome, avverte distintamente un lancinante urlo provenire dalla natura tutta intorno a lui.

La tecnica de L’urlo

Come già menzionato esistono più versioni dello stesso soggetto realizzate nel corso degli anni da Munch: la prima versione de L’urlo di Munch viene realizzata nel 1983, anche se si tratta di un tentativo embrionale che andrà a confluire nel secondo adattamento in pastello su cartone che viene alla luce nello stesso anno. Due anni dopo concepisce la terza versione creata mediante la stessa tecnica della precedente, e infine nel 1910 ecco l’ultima veste de L’urlo che presenta l’uso di tempera su pannello.

L’urlo – così pregno dell’angoscia e dell’agonia spirituale di Munch - è deputato come una delle opere cardini e anticipatrici del movimento dell’Espressionismo. Il quadro è caratterizzato da una fortissima distorsione degli elementi ritratti che conferiscono una dirompente evocatività, grazie anche all’uso di colori complementari che permettono di accentuare la forza cromatica del dipinto. Non solo: è fondamentale porre l’attenzione sul contrasto delle linee che compongono L’urlo. Mentre il soggetto al centro viene realizzato con tratti curvilinei e serpentini - così come il cielo, le nuvole e il mare – le due figure sullo sfondo e il pontile presentano tratti dritti e rigidi.

Il significato dell’Urlo di Munch

Angoscia, disperazione e smarrimento sono alcuni dei sentimenti più negativi ad aver condizionato la vita di Edvard Munch, scandita dalla pittura e dal malessere che tentava di esorcizzare tramite essa. L’urlo è la somma di tutti questi sentimenti che travalicano il singolo e diventano collettivi: L’urlo infatti non riguarda soltanto Munch ma abbraccia un soggetto molto più grande, ossia l’intera umanità.

La figura al centro – deformata e spettrale – diventa infatti un simulacro dell’essere umano simboleggiato in tutta la sua fragilità e decadenza, come spesso accadeva in virtù del diffuso pessimismo nel movimento Fin de siècle che accomunava molte personalità dalla spiccata sensibilità artistica e culturale. L’urlo emesso dalla figura al centro racchiude quindi tutto il male di vivere che accomuna le persone di ogni luogo e dal quale Munch si sente particolarmente afflitto.

Come anticipato poco sopra, vi è anche un netto distaccamento tradue gruppi di figure. Il primo al centro raccoglie il soggetto e il paesaggio circostante, preda di questo urlo disumano e tutti gli oscuri sentimenti che racchiude. L’Uomo e la Natura quindi corrono sugli stessi sconfortanti binari. Le due figure sullo sfondo invece non vengono afflitte da quanto sta accadendo e sembrano addirittura dirigersi al di fuori della cornice e, per esteso, del momento. L’indifferenza delle persone e l’estrema solitudine dei singoli vengono comunicati allo spettatore con un impatto dirompente e inevitabile.

L’Urlo di Munch ai giorni nostri: dove vederlo

L’urlo di Munch continua ad esercitare una fortissima influenza dentro e fuori i confini dell’arte, essendo un’opera estremamente famosa e nota praticamente a chiunque, anche a chi è poco avvezzo all’ambiente. Ma dove è possibile ammirare oggi questo celeberrimo quadro? Grazie alla monumentale operazione di raccolta e archiviazione della grande produzione dell’artista norvegese è possibile trovare una delle versioni nel nuovo

Museo Munch

di Oslo. Grazie ai suoi sessanta metri di altezza e ai tredici piani nei quali è suddiviso è infatti possibile entrare in contatto con il corpus di Munch del quale L’urlo è il volto più celebre e ricercato.

L’opera è custodita al quarto piano della struttura con una sorveglianza di alto calibro per evitare di incorrere nuovamente in uno spiacevole episodio di furto come quelli accaduti al quadro nel 1994 - con soggetto la versione del 1893 - e nuovamente nel 2004 quando ad essere rubata fu quella del 1910. Fortunatamente in entrambi i casi le opere vennero ritrovate nel giro di poco tempo e solo per la seconda fu necessaria un’operazione di restauro per esporla nuovamente al pubblico.

Un’ultima curiosità in relazione all’ubicazione del quadro: la terza versione, quella del 1895, fa parte di una collezione privata ed è stata battuta all’asta da Sotheby’s per la cifra di 120 milioni di dollari che l’ha consacrata di fatto anche nell’olimpo delle opere più costose al mondo.

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Author: Chrissy Homenick

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